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1 Febbraio 2023

PAMBIANCO MAGAZINE | Quando il ‘BRAND ITALIA’ genera valore

Il Made in Italy dell’industria brassicola ha visto un rimbalzo già nel 2021 e sembra aver vissuto un 2022 in grande spolvero. Gli artigiani più in difficoltà ma tamponano i rincari.

Piccolo è bello, avventuroso, tutto sommato intrigante per lo storytelling, ma nel mondo birra non sembra essere la condizione ideale per mantenere una solidità di business. Questo almeno in tempi eccezionali come la pandemia. Ecco perché alcune piccole ( o meno piccole) realtà produttive italiane negli ultimi anni hanno venduto o hanno aperto il capitale, facendo del mercato brassicolo italiano un affare interessante per i grandi gruppi internazionali.

Se dunque marchi storici del Belpaese sono passati nelle mani dei big, leggendo i bilanci degli alfieri della bionda italiana si scopre che i tre più strutturati e capitalizzati hanno reagito istantaneamente alla crisi Covid, mentre per i più piccoli la risalita è stata lenta.

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Pambianco Pendin

Parallelamente, invece, le realtà più piccole hanno pagato cara la “gelata” della pandemia, rialzandosi lentamente nel 2019.
Un trend confermato anche da Federico Pendin, presidente dell’Accademia delle Professioni, che dal Veneto “sforna” generazioni di mastri birrai. “Negli ultimi 8 mesi abbiamo visto una nuova esplosione di richiesti per i nostri corsi – riferisce – e i nostri due birrifici didattici sono saturi. Nel 2020 si è contratto il mercato, con una caduta quasi del 70% durante il blocco pandemico, ma il 2022 ha visto una netta ripresa e il 2023 è già sold out“.

La scarsa cultura brassicola tra gli operatori dell’alta cucina

Gli esempi di incontri virtuosi non mancano dunque, ma la presenza della birra nell’alta ristorazione continua a essere poco organica e soggetti più a trend che a logiche legate alla qualità. In primis, stando alle criticità menzionate dagli addetti, manca la formazione.

Nel campo Laura Boesso, Marketing Manager di Accademia delle Professioni, polo didattico con sede a Padova, è a suo agio nel mondo delle birre. ” Come Accademia abbiamo due corsi, uno dedicato ai Mastro Birrai, l’altro ai Beer Sommelier. In dieci anni abbiamo formato mille Mastri Birrai, di Sommelier invece un centinaio. La prima figura è più attrattiva, la seconda trova meno riscontro nel fine dining. Non a caso vengono da noi diversi operatori dell’alta ristorazione per accrescere le loro conoscenze. Manco lo storytelling da portare a tavola, perché l’idea della birra è ancora molto legata alla cultura dei festival.”

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Fonte: Pambianco Magazine WINE & FOOD

Boesso Pambianco

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