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17 Luglio 2023

IL GAZZETTINO | Intelligenza artificiale: non sarà un nemico, è il lavoro che cambia

Federico Pendin di Fondazione San Nicolò: ” Bisogna adeguare le competenze. E tra 10 anni ci sarà il 30% di lavoratori in meno”

“Prima di dare una formazione specifica su una determinata tecnologia, bisogna educare all’uso di questi nuovi strumenti.”

Parte da questa premessa, la riflessione sull’impatto sull’occupazione dell’intelligenza artificiale e delle automazioni digitali di Federico Pendin, Presidente di Fondazione San Nicolò, una delle maggiori realtà nel campo della formazione e dell’aggiornamento professionale in Veneto, con oltre 4mila allievi, dalle elementari alla riqualificazione degli adulti, e diverse sedi anche della provincia di Treviso.

Proprio il “digital” è una delle branche principali su cui è specializzata con le sue scuole.

“Il problema legato alla trasformazione digitale non è solo di formazione, ma anche e soprattutto di natura culturale, di approccio a questi nuovi strumenti – sottolinea -. Oggi si tende a demonizzare il web e i social e, in questo periodo, soprattutto l’intelligenza artificiale. Senza dubbio possono essere usati in modo pericoloso, ma, proprio per questo motivo, si tratta di una questione educativa. La paura che si sta creando attorno a questi strumenti non aiuta, crea una distanza, spinge a fare come si è sempre fatto.”

Federico Pendin_Presidente (2)

Vede una barriera culturale?

“Ancora prima di insegnare a usare questo o quel software, bisogna educare a usare l’intelligenza artificiale in modo corretto. Se non la usi ti fai male, se la usi nel modo sbagliato, ti fai male ugualmente. Tra non usarla e abusarne, c’è in mezzo un processo educativo, che, per ovvie ragioni, riguarda soprattutto gli adulti, più che i nativi digitali.”

Non basta dunque fare corsi di formazione specifici?

“Certamente occorrono competenze specifiche e le insegniamo. Però attenzione: l’evoluzione è velocissima, magari tra 5 anni ci sarà una nuova tecnologia. Per questo, al di là delle competenze da trasferire, c’è la necessità di creare persone in grado di affrontare le sfide della vita, di modificare la propria preparazione in corso d’opera, di adattarsi a mutate condizioni anche nel lavoro. Nulla di nuovo, del resto: è sempre stato così.”

Non condivide la preoccupazione per la perdita di posti di lavoro?

“Il tema vero non è quali lavori scompariranno, ma come educare le persone, in primis gli adulti, a modificare il proprio lavoro. La professione di impiegato amministrativo, ad esempio, è già radicalmente cambiata negli ultimi 30 anni: dai registri cartacei con la partita doppia si è passati ai software gestionali sempre più sofisticati. Eppure le aziende hanno più bisogno di prima di amministrativi. Questo processo, richiede anche il coinvolgimento delle imprese, pena la perdità di competitività.”

Altri aspetti di cui tenere conto?

“Il calo demografico: tra otto o dieci anni avremo il 30% dei giovani in meno in entrata nel mondo lavoro. E tra quindici anni, il rapporto tra giovani che lavorano e anziani sarà completamente sovvertito. In un momento come questo, nel quale la disoccupazione non è mai stata così bassa, diciamo che se giochiamo le nostre carte in modo intelligente, possiamo combinare calo demografico ed educazione per fruire in modo molto proficuo di queste nuove tecnologie.”

Ci sono opportunità formative adeguate?

“Diversi allievi della nostra Accademia delle Professioni (dedicata soprattutto agli over 18), vengono intercettati dalle imprese ancora prima di sostenere l’esame finale. Abbiamo percenutali di inserimento lavorativo intorno al 98% a sei mesi e l’80% di chi è entrato in un’azienda, poi rimane lì con una coerenza tra percorso di studi e lavoro effettuato dell’89%. Tra i profili più ricercati, i cosiddetti sviluppatori “full stack developer“, la cyber-sicurezza, il marketing legato all’intelligenza artificiale, la graphic design 3D. Ma, ripeto, più ancora di una competenza specifica, la carte vincente è l’apertura mentale. Il mercato oggi è di chi ha voglia di mettersi in gioco”.

Fonte: Il Gazzettino – Mattia Zanardo