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7 Maggio 2021

Degustatore birra, lezione numero sette: neppure la birra è perfetta

Matteo Malacaria, autore del blog “Birramoriamoci” e del libro “Viaggio al Centro della Birra”, ci racconta la sua esperienza nel Corso per Degustatore di Birra. Nella settima lezione si parla di difetti: conoscerli e saperli riconoscere ci aiuta a capire meglio la birra che beviamo e a migliorare quella fatta in casa.

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Ecco il mio resoconto della settima lezione del Corso Degustatore Birra.

Lezione spet-ta-co-la-re! Interesse personale a parte – attendevo questa lezione da inizio corso – anche il resto della classe ha condiviso il mio entusiasmo: quella dedicata ai difetti è stata una delle lezioni più interessanti del corso (finora). Non certamente per merito delle birre assaggiate, anzi: una banalissima Bud americana.

Una sola birra ma molteplici variazioni, tante quanti i difetti della birra. Ebbene sì: per quanto buona sia neppure la birra è perfetta. Al contrario, essendo un prodotto vivo e in costante evoluzione – molto più spesso involuzione –, cagionevole agli agenti chimici, fisici e pure microbiologici. Insomma, la birra è delicata e si guasta facilmente. In alcuni casi si busca un raffreddore leggero che non inficia la bevuta; in altri casi la malattia è talmente degenerativa da rendere la birra imbevibile. Niente paura: in nessun caso la birra è affetta da batteri patogeni. Di birra brutta non si muore, quindi, ma non per questo bisogna bere tutto. Il bevitore consapevole ha l’onere e l’onore di discernere la birra buona da quella brutta, contribuendo alla selezione naturale della birra di qualità.

Difetto 1

La classe ha tirato fuori di tutto: prosciutto rancido, sulfureo, muffa, frutta fermentata, yogurt, verdura cotta e burro. L’ultimo, virtuoso naso femminile, ha azzeccato, ascrivendo la colpa all’infingardo diacetile.

Difetto 2

Anche stavolta profumi d’ogni genere: asparagi, vernice, fiammifero, vegetale cotto e pure crudo (in particolare tarassaco); qualcuno ha provato a dare un tono elegante al tutto citando il Sauvignon. Poco da fare: è cuoio. Punto.

Difetto 3

Vernice, per lo più, ma anche il sacco di farina da 25kg ha il suo immaginifico perché. Personalmente ho trovato calzante il mallo di noce. Il “nemico” è stavolta l’acetaldeide, tipicamente associata alla mela verde. Oppure alla vernice, appunto.

Difetto 4

Roba nauseabonda che certamente non invoglia alla bevuta. Ciononostante qualcuno ha espresso apprezzamenti. A me il sentore di rigurgitino non fa impazzire ma capisco che quando vira verso la crosta di formaggio stagionato è più affascinante. Altri descrittori sono quelli di ascella pezzata di sudore, piedi con tanto di calzino sudato, formaggio di fossa tanto per dare un’idea precisa della materia casearia coinvolta. Siore e siori, avete al vostro cospetto l’acido isovalerico, ovvero il formaggio (oppure, appunto, calzino sudato).

Credits: Matteo Malacaria

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